Le associazioni … sentinelle del territorio

23.01.2013 11:15

 

 

«La Repubblica riconosce il valore sociale dell'associazionismo liberamente costituito e delle sue molteplici attività come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo; ne promuove lo sviluppo in tutte le sue articolazioni territoriali, nella salvaguardia della sua autonomia; favorisce il suo apporto originale al conseguimento di finalità di carattere sociale, civile e culturale». Con l’art. 1 del Testo unificato delle proposte di legge n.159, 285, 577,1167, 2674 e 3300, che individua e “regolarizza” la disciplina dell’associazionismo sociale, si può leggere e comprendere con grande chiarezza quale sia l’importanza del settore sociale cui convergono le associazioni di ogni identità statutaria, e il grande impegno e la grande responsabilità nel promuovere sviluppo territoriale delle stesse da parte dello Stato italiano. Partecipazione, solidarietà e pluralismo sono i punti cardine che emergono nell’articolo, ma che sintetizzano una mole di lavoro e un grande tassello quasi indispensabile per la promozione di una cittadinanza attiva. Dinanzi a questi requisiti, lo Stato italiano non può mai esimersi dall’esercitare le proprie funzioni al fianco del cosiddetto mondo del “Terzo Settore”. Il rapporto tra mondo associativo e parte politica, istituzionalmente intesa nelle sue funzioni ed esercizi, non può escludere mai il concetto di diritto/dovere connesso al legame, appunto, tra associazioni e politica. Le associazioni rappresentano uno dei modi del “fare politica”, ovvero quello meno condizionato dal senso di appartenenza ad una parte che gioca la partita del consenso elettorale (con ciò, ovviamente, senza voler attribuire alla competizione democratica un significato negativo). Nelle associazioni c’è anzitutto voglia di partecipare e non di subire i processi decisionali delle istituzioni. C’è consapevolezza di sé, del proprio problema e una ferma volontà nell’affrontarlo e nel condividerlo con altri. Le associazioni sono luoghi “istituzionalizzati” del mutuo aiuto. L’associazionismo attuale opera nell'ottica del rafforzamento delle capacità individuali superando, ma non eliminando, l’identità monolitica di corpo sociale. E’ una questione di eguaglianza di opportunità, non di residualità sociale. Se così è, allora bisogna affermare con forza che gli individui si possono e si devono auto-determinare e che hanno, quindi, la capacità di esprimere autonomamente la tutela di sé, della propria condizione o di quella del prossimo. Da ciò si deduce che ogni valida iniziativa da parte di qualsivoglia associazione merita rispetto e tutti parimenti ne traggono beneficio: le persone, le famiglie, le associazioni terze e le parti istituzionali. Ciò vale anche e soprattutto per le parti istituzionali che sono chiamate ad esercitare il loro dovere di promozione e di sostegno alle iniziative delle associazioni, favorendo non tanto lo sviluppo delle associazioni in sé, quanto invece quei servizi e finalità sociali a beneficio del territorio e dei cittadini. Questa è una scuola di politica eccezionale. Il territorio ha bisogno delle parti sociali e in modo particolare delle associazioni, perché queste sono l’interfaccia diretta, quella maggiormente esposta ad ascoltare le esigenze dei cittadini e a formulare “richieste” di intervento al fine di consegnare ai cittadini risposte adeguate e di sostegno. Le associazioni sono quelle sentinelle che, vivendo il tessuto sociale in maniera sinergica, sono in grado di valutare emergenze e problematiche sottolineandone gli aspetti più allarmanti e quelli più urgenti. Ad esercitare con grande capacità il proprio attivismo, sono soprattutto i giovani, vogliosi di dare un contributo nel processo di trasformazione del mondo e di cambiamento della società attuale, come viene sottolineato e riscontrato anche dalla Conferenza Episcopale Italiana nel recente Documento “Per un Paese solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”: «Sono soprattutto i giovani, infatti, ad aver ritrovato il gusto dell’associazionismo […] dando vita a esperienze di volontariato e a reti di solidarietà, non volendo più sentirsi vittime della rassegnazione, della violenza e dello sfruttamento. […]I loro sono volti nuovi di uomini e donne che si espongono in prima persona, lavorano con rinnovata forza morale al riscatto della propria terra, lottano per vincere l’amarezza dell’emigrazione, per debellare il degrado di tanti quartieri delle periferie cittadine e sconfiggere la sfiducia che induce a rinviare nel tempo la formazione di una nuova famiglia». Associazioni, parti istituzionali e giovani, quindi, tutti devono sentirsi impegnati all’insegna dei diritti per tutti i cittadini e per il perseguimento del bene comune.

 

Italo Calafiore

Vice Presidente Vicario ACLI Caltanissetta e Segretario Provinciale Giovani ACLI Caltanissetta